Ieri sera ho corso ancora un'oretta e direi che è andata bene.
Vado piano ma vado.
Per il week end il programma è la salita ai Monti Cervet e Freide in Valle Maira.
Monte Cervet
Monte Freide
Ci sarebbe - abbastanza vicino- anche il Monte Albrage.
Noi ci siamo già stati nell'ambito di una più complessa gita realizzata qualche anno fa ma il tempo era pessimo e non avevamo potuto goderci la gita. Quindi tornarci non mi dispiacerebbe!
venerdì 30 settembre 2011
mercoledì 28 settembre 2011
Martedì 27 settembre- Stasera si corre.........
Oggi sono uscita presto da lavorare perchè voglio allenarmi e purtroppo le ore di luce alla sera iniziano a scarseggiare.
Ieri ho nuotato un'oretta e ...oggi si corre...
Il ritmo da prendere più o meno è questo..
Non so bene se è giusto riprendere adesso, non so per quanto tempo dovrei correre, non mi convince l'idea di correre su strada perché l'impatto con l'asfalto è sempre stato dannoso per le mie articolazioni e, forse, ora che sono appena guarita lo è anche di più. Ma intanto non ho alternative e quindi è anche inutile chiederselo.
La realtà è che, come ogni volta, sono un pò spaventata e ho paura di farmi di nuovo male.
Alla fine, come al solito prevale la voglia di correre.
Purtroppo non mi alleno in un "bel posto". Mi alleno lungo il torrente Polcevera, ovvero da un lato ho le automobili in coda e dall'altro le acque non proprio cristalline e alle volte maleodoranti del suddetto torrente.
Corro un'oretta e non so quanti chilometri percorro perchè per il momento mi sembra inopportuno ed inutile cronometrare e misurare.
Per il momento voglio correre e basta. Correre e lasciare correre i miei pensieri. E, naturalmente, ascoltare i segnali che il mio fisico dovesse lanciare (specialmente quelli negativi che in passato ho spesso- colpevolmente- ignorato).
Ieri ho nuotato un'oretta e ...oggi si corre...
Il ritmo da prendere più o meno è questo..
Non so bene se è giusto riprendere adesso, non so per quanto tempo dovrei correre, non mi convince l'idea di correre su strada perché l'impatto con l'asfalto è sempre stato dannoso per le mie articolazioni e, forse, ora che sono appena guarita lo è anche di più. Ma intanto non ho alternative e quindi è anche inutile chiederselo.
La realtà è che, come ogni volta, sono un pò spaventata e ho paura di farmi di nuovo male.
Alla fine, come al solito prevale la voglia di correre.
Purtroppo non mi alleno in un "bel posto". Mi alleno lungo il torrente Polcevera, ovvero da un lato ho le automobili in coda e dall'altro le acque non proprio cristalline e alle volte maleodoranti del suddetto torrente.
Corro un'oretta e non so quanti chilometri percorro perchè per il momento mi sembra inopportuno ed inutile cronometrare e misurare.
Per il momento voglio correre e basta. Correre e lasciare correre i miei pensieri. E, naturalmente, ascoltare i segnali che il mio fisico dovesse lanciare (specialmente quelli negativi che in passato ho spesso- colpevolmente- ignorato).
martedì 27 settembre 2011
Domenica 25 settembre- Allenamento sui forti di Genova
Venerdì scorso siamo rientrati a casa dalle vacanze e devo dire che questa volta un pò di amarezza c'è perchè l'estate sta per finire e fino al prossimo anno....di vacanze non se ne parla.
A tutti i modi, io ho ripreso le mie solite abitudini.
Ieri sono andata a nuotare.
Stamattina corro.
E'un pò che non corro perchè a fine luglio mi sono fatta male.
E questa non è una grossa novità visto che io mi faccio male con una frequenza piuttosto inquietante.
Ora dovrei stare abbastanza bene anche se, purtroppo, ho dovuto rinunciare per l'ennesima volta a qualche progetto cui tenevo.
Oggi però ...niente pensieri brutti.
Oggi io riprendo ad allenarmi, è una giornata positiva.
Certo, è tanto che non corro e quindi devo riprendere ...non da zero ma da ..vicino allo zero.
Questo però non mi spaventa affatto.
Ci sono già passata e venendo da situazioni ben più gravi di questa.
Inoltre ..io ho deciso una cosa: non posso essere sicura di non farmi mai più male ma sono assolutamente certa del fatto che finchè avrò due gambe io correrò.
Io non mollerò mai.
Siccome stamattina ho tanto tempo, decido di prendermela con comodo.
Parto da casa (Rivarolo) e mi dirigo verso il Garbo seguendo una ripida mulattiera nel bosco che si trova dietro al Campo Sportivo Torbella.
Per il momento cammino, così da riscaldare la gamba.
Arrivo al Garbo alternando corsa e passo.
Al Garbo inizio a seguire il sentiero segnato con un cerchio rosso vuoto che mi porta ai Piani di Fregoso.
Ai Piani di Fregoso la strada si fa più pianeggiante e io inizio a trotterellare (piano piano perchè sto correndo su asfalto-che le mie delicate articolazioni non amano molto- e per di più ho le scarpe da trail).
Poco dopo il minigolf, abbandono la strada e, per sentiero, raggiungo il Forte Begato.
Impiegando i soliti 40 minuti circa (porca miseria avevo promesso di non guardare l'orologio....)
Il tratto nel bosco lo percorro camminando quasi sempre. Ma d'altra parte per me sarebbe comunque difficile correre con la pendenza che c'è in alcuni tratti del sentiero.
Mi dirigo verso il Forte Sperone e, dopo averlo superato, abbandono la strada sterrata per portarmi sul crinale che la sovrasta di pochi metri,
Raggiungo il Forte Puin sotto gli sguardi un pò sorpresi di un gruppo di bikers (accidenti.....sono solo una ragazza che corre da sola, non ho le antenne verdi, non sono ET).
Con un breve tratto in discesa (che affronto con cautela estrema), mi riporto sulla sterrata precedentemente abbandonata e raggiungo un bivio.
Seguo il ramo della strada che, a destra, conduce alla base del Forte Diamante e, sempre correndo, raggiungo i mt 672 del Forte.
Sono contenta.
Nonostante lo scarso allenamento riesco a correre senza fermarmi per tutta la salita.
A questo punto - giusto per rendere un pò più duro l'allenamento- scendo sul versante opposto fino al valico di Trensasco.
Trattandosi di discesa....più che di corsa la faccio trotterellando (discesa sempre pericolosa per le articolazioni).
Appena arrivo al valico di Trensasco torno indietro e, mettendo il passo più veloce di cui sono capace, in breve sono di nuovo in cima al Diamante (non vorrei sapere cosa hanno pensato coloro che hanno assistito a questa scena. A tutti i modi sembrerebbe che il 118 non lo abbia chiamato nessuno).
Ridiscendo alla base del Diamante, ad una insellatura che di fatto lo separa dal Forte Fratello Minore e, con passo deciso, risalgo sul crinale e raggiungo il Forte Fratello Minore.
A questo punto non resta che tornare indietro (evito di scendere a Begato perchè da lì a casa ci sarebbero troppi km su asfalto).
Seguo i sali e scendi del crinale fino a Forte Sperone e, poi, fino a Forte Begato.
Per scendere opto per il percorso della Marcia Panoramica (che non ho mai corso ma ...il prossimo anno .....)
La scelta si rivela piuttosto fortunata in quanto la discesa è molto dolce e riesco a correre quasi sempre.
Naturalmente ogni medaglia ha un rovescio.
La discesa è dolce ma è ....lunghissima.
Sbuco sulla strada dei Piani di Fregoso ben prima del minigolf e devo risalire un pochino per riguadagnare il percorso dell'andata e scendere ...a casa...
Sono contenta.
Sono un pò stanchina ma sembra che io stia bene.
Ora lo so come funzionerà...
Per un pò di tempo dopo gli allenamenti avrò paura...tanta paura....e mi sembrerà di sentire anche i dolori che non ci sono ....
Poi la paura passerà e io dovrò fare attenzione a non farmi "prendere la mano" se no finirò per farmi di nuovo male, come le altre volte.
Adesso il mio obiettivo è il Trail del Monte di Portofino, che è stata la prima gara in assoluto lo scorso anno (un mese dopo mi sono rotta una gamba.....) e ci terrei molto a rifarla.
Poi credo che vorrei correre la Mezza Maratona di Pisa.
Questo perchè non ne ho mai corsa una e vorrei vedere se riesco a farcela in meno di due ore.
Dopo ...chissà....
Però sono obiettivi puramente indicativi..è troppo presto per fare una valutazione delle mie condizioni fisiche attuali.
Tocca avere pazienza e per me non è affatto facile perchè purtroppo ...ne sono sprovvista......
A tutti i modi, io ho ripreso le mie solite abitudini.
Ieri sono andata a nuotare.
Stamattina corro.
E'un pò che non corro perchè a fine luglio mi sono fatta male.
E questa non è una grossa novità visto che io mi faccio male con una frequenza piuttosto inquietante.
Ora dovrei stare abbastanza bene anche se, purtroppo, ho dovuto rinunciare per l'ennesima volta a qualche progetto cui tenevo.
Oggi però ...niente pensieri brutti.
Oggi io riprendo ad allenarmi, è una giornata positiva.
Certo, è tanto che non corro e quindi devo riprendere ...non da zero ma da ..vicino allo zero.
Questo però non mi spaventa affatto.
Ci sono già passata e venendo da situazioni ben più gravi di questa.
Inoltre ..io ho deciso una cosa: non posso essere sicura di non farmi mai più male ma sono assolutamente certa del fatto che finchè avrò due gambe io correrò.
Io non mollerò mai.
Siccome stamattina ho tanto tempo, decido di prendermela con comodo.
Parto da casa (Rivarolo) e mi dirigo verso il Garbo seguendo una ripida mulattiera nel bosco che si trova dietro al Campo Sportivo Torbella.
Per il momento cammino, così da riscaldare la gamba.
Arrivo al Garbo alternando corsa e passo.
Al Garbo inizio a seguire il sentiero segnato con un cerchio rosso vuoto che mi porta ai Piani di Fregoso.
Ai Piani di Fregoso la strada si fa più pianeggiante e io inizio a trotterellare (piano piano perchè sto correndo su asfalto-che le mie delicate articolazioni non amano molto- e per di più ho le scarpe da trail).
Poco dopo il minigolf, abbandono la strada e, per sentiero, raggiungo il Forte Begato.
Impiegando i soliti 40 minuti circa (porca miseria avevo promesso di non guardare l'orologio....)
Il tratto nel bosco lo percorro camminando quasi sempre. Ma d'altra parte per me sarebbe comunque difficile correre con la pendenza che c'è in alcuni tratti del sentiero.
Mi dirigo verso il Forte Sperone e, dopo averlo superato, abbandono la strada sterrata per portarmi sul crinale che la sovrasta di pochi metri,
Raggiungo il Forte Puin sotto gli sguardi un pò sorpresi di un gruppo di bikers (accidenti.....sono solo una ragazza che corre da sola, non ho le antenne verdi, non sono ET).
Con un breve tratto in discesa (che affronto con cautela estrema), mi riporto sulla sterrata precedentemente abbandonata e raggiungo un bivio.
Seguo il ramo della strada che, a destra, conduce alla base del Forte Diamante e, sempre correndo, raggiungo i mt 672 del Forte.
Sono contenta.
Nonostante lo scarso allenamento riesco a correre senza fermarmi per tutta la salita.
A questo punto - giusto per rendere un pò più duro l'allenamento- scendo sul versante opposto fino al valico di Trensasco.
Trattandosi di discesa....più che di corsa la faccio trotterellando (discesa sempre pericolosa per le articolazioni).
Appena arrivo al valico di Trensasco torno indietro e, mettendo il passo più veloce di cui sono capace, in breve sono di nuovo in cima al Diamante (non vorrei sapere cosa hanno pensato coloro che hanno assistito a questa scena. A tutti i modi sembrerebbe che il 118 non lo abbia chiamato nessuno).
Ridiscendo alla base del Diamante, ad una insellatura che di fatto lo separa dal Forte Fratello Minore e, con passo deciso, risalgo sul crinale e raggiungo il Forte Fratello Minore.
A questo punto non resta che tornare indietro (evito di scendere a Begato perchè da lì a casa ci sarebbero troppi km su asfalto).
Seguo i sali e scendi del crinale fino a Forte Sperone e, poi, fino a Forte Begato.
Per scendere opto per il percorso della Marcia Panoramica (che non ho mai corso ma ...il prossimo anno .....)
La scelta si rivela piuttosto fortunata in quanto la discesa è molto dolce e riesco a correre quasi sempre.
Naturalmente ogni medaglia ha un rovescio.
La discesa è dolce ma è ....lunghissima.
Sbuco sulla strada dei Piani di Fregoso ben prima del minigolf e devo risalire un pochino per riguadagnare il percorso dell'andata e scendere ...a casa...
Sono contenta.
Sono un pò stanchina ma sembra che io stia bene.
Ora lo so come funzionerà...
Per un pò di tempo dopo gli allenamenti avrò paura...tanta paura....e mi sembrerà di sentire anche i dolori che non ci sono ....
Poi la paura passerà e io dovrò fare attenzione a non farmi "prendere la mano" se no finirò per farmi di nuovo male, come le altre volte.
Adesso il mio obiettivo è il Trail del Monte di Portofino, che è stata la prima gara in assoluto lo scorso anno (un mese dopo mi sono rotta una gamba.....) e ci terrei molto a rifarla.
Poi credo che vorrei correre la Mezza Maratona di Pisa.
Questo perchè non ne ho mai corsa una e vorrei vedere se riesco a farcela in meno di due ore.
Dopo ...chissà....
Però sono obiettivi puramente indicativi..è troppo presto per fare una valutazione delle mie condizioni fisiche attuali.
Tocca avere pazienza e per me non è affatto facile perchè purtroppo ...ne sono sprovvista......
Giovedì 22 settembre- Monte Omo (mt 2615)- Monte Nebius (mt 2600)- Monte Savi (mt 2615)- Monte Salé (mt 2630)
Oggi è l'ultimo giorno di vacanza, domani facciamo rientro a casa.
Siccome Vittorio nel frattempo ha dovuto comprare un nuovo paio di scarponi (i vecchi erano in condizioni non descrivibili con le parole) e siccome i nuovi scarponi (come spesso succede) gli stanno martoriando i piedi, occorrerebbe un giro non troppo impegnativo.
Lasciamo l'auto ai 2416 metri del Colle di Valcavera (questa circostanza mi fa venire subito il desiderio di tornare a Rocca la Meja, la cui salita lo scorso anno mi aveva divertita così tanto).
Inizialmente seguiamo "Lou viol des fiour" (Il sentiero dei fiori) che abbandoniamo per raggiungere, per prati, i mt 2443 del Passo di Eguiette.
Da tale Passo, raggiungiamo la vetta del Monte Omo.
Dalla vetta, vorremmo trovare un modo per ricongiungerci al sentiero dei fiori senza dover per forza ritornare sui nostri passi, perchè il sentiero dei fiori ha un percorso lungo e tortuoso e il Monte Nebius è ancora molto distante.
Non troviamo, purtroppo, il modo e non ci resta che tornare al passo per riguadagnare il sopra citato sentiero più o meno nel punto in cui lo abbiamo lasciato.
Di buon passo mi incammino lungo la comoda mulattiera, la quale è sempre in leggera discesa (questo vuol dire che al ritorno sarà in leggera salita).
Raggiungo una tizia che è da sola e che subito cerca di attaccare bottone. Cioé: per essere precisi.....lei non cerca di attaccare bottone, lei in effetti attacca bottone ...sono io che non attacco bottone con lei ma il fatto di non ricevere risposta non sembra procurarle alcun problema.
Ora ...sicuramente è colpa del mio cattivo carattere ma ...a me questa persona non rimane simpatica.
Siccome vedo che cammina piuttosto rapidamente...in corrispondenza di un tornante del sentiero...la saluto dicendole che devo aspettare mio marito.
Lei prosegue.
Vittorio intanto arriva e viene informato della presenza di un potenziale compagno di viaggio non gradito.
Riprendiamo il cammino e però pare che non ci sia niente da fare. Molto presto la raggiungo di nuovo.
Adesso basta.
Se non riesco a stare dietro, allora vorrà dire che starò davanti.
Allungo il passo...seguita da Vittorio e anche dalle sue maledizioni nei miei confronti.
Il sentiero continua a scendere e tocca una quota minima di poco sotto ai 2200 metri.
Quando ci troviamo più o meno sotto la verticale del Colle Salè, riprendiamo finalmente a salire e, con qualche tornante, raggiungiamo dapprima il Colle Serour (mt 2432) e, poi, il vicino Colle Mura delle Vinche (mt 2434).
Ci fermiamo per riposare, Vittorio è stufo di corrermi dietro e decide che lascerà passare avanti la compagna di viaggio che in effetti ci raggiunge e prosegue verso il Nebius.
Il nostro sentiero si dirige verso la vetta e si va a congiungere con quello che sale dal vallone di Neraissa (via normale per la montagna).
Dopo questo importante bivio la pendenza cresce e Vittorio decide che ne ha abbastanza di faticare.
Mi affida la macchina fotografica e si mette in cerca di un buon posto per mangiare e per oziare in attesa del mio ritorno.
Secondo me commette un grave errore perchè il sentiero corre interamente lungo il crinale ed è eccezionalmente panoramico.
Esso tocca dapprima la quota mt 2550. Poi perde qualche metro e riprende a salire in direzione della vetta, dalla quale si gode di un bellissimo panorama su tutta la Valle Stura ed in particolar modo sul paese di Sambuco e sul sovrastante Monte Bersaio (dove siamo già stati).
Io nel frattempo ho raggiunto colei che da ore cerco di seminare (arriviamo in vetta contemporaneamente) e non riesco a sottrarmi ad una conversazione che dura addirittura una ventina di minuti.
Mi rendo conto del fatto che ...la persona non è poi così antipatica.
Però è sola e non deve essere facile stare da soli tutto il giorno senza scambiare una parola con nessuno.
A tutti i modi, rientro al Colle prima di lei e trovo Vittorio intento a prendere il sole.
A questo punto io vorrei salire sul Monte Savi.
Quando mi trovo quasi al Colle Mura delle Vinche, abbandono il sentiero principale e punto la montagna.
Due signori gentili si offrono volontari per custodire il mio zaino.
Privata del peso superfluo, raggiungo la vetta in pochissimo tempo.
Alla fine avrò impiegato 25 minuti tra andata e ritorno, partendo da una quota di mt 2450 circa per raggiungere i mt 2615 della vetta (il cronometraggio é a cura dei custodi del mio zaino, io non ho nemmeno un orologio perchè l'ho dimenticato a casa ....e conunque in generale non lo porto quasi mai...)
La salita avviene lungo una traccia contrassegnata da ometti che, però, in discesa riesco a perdere, complicando un pochino le cose (ma non molto...)
Le foto le ho fatte io e purtroppo la loro qualità ne risente ...
Torno al Colle Mura delle Vinche, dove mi aspetta Vittorio.
Raggiungiamo il Colle Serour.
Sarebbe anche ora di mangiare ma .....io più che al pranzo sono interessata e anche tanto alla vetta del Monte Salé sopra la mia testa.
Ironia della sorte .....verso tale montagna si è indirizzata anche colei che ero finalmente riuscita a distaccare...
La voglia di andare in vetta è decisamente maggiore del desiderio di non incontrarla più.
Inizio a percorrere il sentiero che solca il fianco della montagna e che raggiungerà, percorrendo un lungo traverso, un grosso ometto di pietre visibile fin dal colle.
In corrispondenza di tale segnale occorre deviare verso la vetta.
La salita avviene su un terreno un pò friabile.
Gli ometti ci sono ma sono pochi e non è facile seguirli.
Diciamo che in linea di massima si sale- come dicono le relazioni- "al meglio", cercando di non fare cadere pietre su chi segue (ma intanto non mi segue nessuno.....).
Raggiungo la vetta - e anche l'escursionista solitaria che sta iniziando la discesa.
Mi chiedo se potrò mai seminarla in modo definitivo.
Faccio solo una breve sosta perchè non vorrei che Vittorio, al colle, si preoccupasse e anche perchè inizio ad avere una fame nera.
Scendo con estrema cautela dalla montagna e rientro al colle dove finalmente riesco a pranzare (praticamente siamo arrivati al Colle Mura delle Vinche alle 13 e io, dalle 13 alle 15, sono salita e scesa dai Monti Nebius, Savi e Salé. Quindi, se ho fame, ci sono anche dei validissimi motivi).
Dopo che anche io mi sono rifocillata seguiamo lo stesso percorso dell'andata (che comporta una risalita di circa 200 metri) fino all'auto.
A dire il vero, poco prima dell'auto io abbandono il sentiero perchè vorrei raggiungere anche la vetta del Monte Ruissas (mt 2508) che si trova proprio sopra l'auto.
Raggiungo il crinale e lo seguo in direzione della vetta.
Quando mi trovo a circa 30 metri lineari dalla stessa, la crestina che sto seguendo si fa un pò più esile e un pò più "rocciosa" ma decisamente friabile.
Provo un paio di appigli e mi rimangono entrambi in mano.
Normalmente credo che proseguirei ma ora ...ora no...
Probabilmente sono un pò stanca, ho tantissima sete e dentro di me sento una voce che mi suggerisce di lasciare perdere.
Mi capita raramente ma quando succede ....devo rinunciare...
Ritorno sui miei passi, mi godo un bel panorama su Rocca la Meja e .....mestamente rientro all'auto (intanto qui ci torniamo e avrò sicuramente l'occasione di cercare una strada migliore....)
Siccome Vittorio nel frattempo ha dovuto comprare un nuovo paio di scarponi (i vecchi erano in condizioni non descrivibili con le parole) e siccome i nuovi scarponi (come spesso succede) gli stanno martoriando i piedi, occorrerebbe un giro non troppo impegnativo.
Lasciamo l'auto ai 2416 metri del Colle di Valcavera (questa circostanza mi fa venire subito il desiderio di tornare a Rocca la Meja, la cui salita lo scorso anno mi aveva divertita così tanto).
Inizialmente seguiamo "Lou viol des fiour" (Il sentiero dei fiori) che abbandoniamo per raggiungere, per prati, i mt 2443 del Passo di Eguiette.
Da tale Passo, raggiungiamo la vetta del Monte Omo.
Dalla vetta, vorremmo trovare un modo per ricongiungerci al sentiero dei fiori senza dover per forza ritornare sui nostri passi, perchè il sentiero dei fiori ha un percorso lungo e tortuoso e il Monte Nebius è ancora molto distante.
Non troviamo, purtroppo, il modo e non ci resta che tornare al passo per riguadagnare il sopra citato sentiero più o meno nel punto in cui lo abbiamo lasciato.
Di buon passo mi incammino lungo la comoda mulattiera, la quale è sempre in leggera discesa (questo vuol dire che al ritorno sarà in leggera salita).
Raggiungo una tizia che è da sola e che subito cerca di attaccare bottone. Cioé: per essere precisi.....lei non cerca di attaccare bottone, lei in effetti attacca bottone ...sono io che non attacco bottone con lei ma il fatto di non ricevere risposta non sembra procurarle alcun problema.
Ora ...sicuramente è colpa del mio cattivo carattere ma ...a me questa persona non rimane simpatica.
Siccome vedo che cammina piuttosto rapidamente...in corrispondenza di un tornante del sentiero...la saluto dicendole che devo aspettare mio marito.
Lei prosegue.
Vittorio intanto arriva e viene informato della presenza di un potenziale compagno di viaggio non gradito.
Riprendiamo il cammino e però pare che non ci sia niente da fare. Molto presto la raggiungo di nuovo.
Adesso basta.
Se non riesco a stare dietro, allora vorrà dire che starò davanti.
Allungo il passo...seguita da Vittorio e anche dalle sue maledizioni nei miei confronti.
Il sentiero continua a scendere e tocca una quota minima di poco sotto ai 2200 metri.
Quando ci troviamo più o meno sotto la verticale del Colle Salè, riprendiamo finalmente a salire e, con qualche tornante, raggiungiamo dapprima il Colle Serour (mt 2432) e, poi, il vicino Colle Mura delle Vinche (mt 2434).
Ci fermiamo per riposare, Vittorio è stufo di corrermi dietro e decide che lascerà passare avanti la compagna di viaggio che in effetti ci raggiunge e prosegue verso il Nebius.
Il nostro sentiero si dirige verso la vetta e si va a congiungere con quello che sale dal vallone di Neraissa (via normale per la montagna).
Dopo questo importante bivio la pendenza cresce e Vittorio decide che ne ha abbastanza di faticare.
Mi affida la macchina fotografica e si mette in cerca di un buon posto per mangiare e per oziare in attesa del mio ritorno.
Secondo me commette un grave errore perchè il sentiero corre interamente lungo il crinale ed è eccezionalmente panoramico.
Esso tocca dapprima la quota mt 2550. Poi perde qualche metro e riprende a salire in direzione della vetta, dalla quale si gode di un bellissimo panorama su tutta la Valle Stura ed in particolar modo sul paese di Sambuco e sul sovrastante Monte Bersaio (dove siamo già stati).
Io nel frattempo ho raggiunto colei che da ore cerco di seminare (arriviamo in vetta contemporaneamente) e non riesco a sottrarmi ad una conversazione che dura addirittura una ventina di minuti.
Mi rendo conto del fatto che ...la persona non è poi così antipatica.
Però è sola e non deve essere facile stare da soli tutto il giorno senza scambiare una parola con nessuno.
A tutti i modi, rientro al Colle prima di lei e trovo Vittorio intento a prendere il sole.
A questo punto io vorrei salire sul Monte Savi.
Quando mi trovo quasi al Colle Mura delle Vinche, abbandono il sentiero principale e punto la montagna.
Due signori gentili si offrono volontari per custodire il mio zaino.
Privata del peso superfluo, raggiungo la vetta in pochissimo tempo.
Alla fine avrò impiegato 25 minuti tra andata e ritorno, partendo da una quota di mt 2450 circa per raggiungere i mt 2615 della vetta (il cronometraggio é a cura dei custodi del mio zaino, io non ho nemmeno un orologio perchè l'ho dimenticato a casa ....e conunque in generale non lo porto quasi mai...)
La salita avviene lungo una traccia contrassegnata da ometti che, però, in discesa riesco a perdere, complicando un pochino le cose (ma non molto...)
Le foto le ho fatte io e purtroppo la loro qualità ne risente ...
Torno al Colle Mura delle Vinche, dove mi aspetta Vittorio.
Raggiungiamo il Colle Serour.
Sarebbe anche ora di mangiare ma .....io più che al pranzo sono interessata e anche tanto alla vetta del Monte Salé sopra la mia testa.
Ironia della sorte .....verso tale montagna si è indirizzata anche colei che ero finalmente riuscita a distaccare...
La voglia di andare in vetta è decisamente maggiore del desiderio di non incontrarla più.
Inizio a percorrere il sentiero che solca il fianco della montagna e che raggiungerà, percorrendo un lungo traverso, un grosso ometto di pietre visibile fin dal colle.
In corrispondenza di tale segnale occorre deviare verso la vetta.
La salita avviene su un terreno un pò friabile.
Gli ometti ci sono ma sono pochi e non è facile seguirli.
Diciamo che in linea di massima si sale- come dicono le relazioni- "al meglio", cercando di non fare cadere pietre su chi segue (ma intanto non mi segue nessuno.....).
Raggiungo la vetta - e anche l'escursionista solitaria che sta iniziando la discesa.
Mi chiedo se potrò mai seminarla in modo definitivo.
Faccio solo una breve sosta perchè non vorrei che Vittorio, al colle, si preoccupasse e anche perchè inizio ad avere una fame nera.
Scendo con estrema cautela dalla montagna e rientro al colle dove finalmente riesco a pranzare (praticamente siamo arrivati al Colle Mura delle Vinche alle 13 e io, dalle 13 alle 15, sono salita e scesa dai Monti Nebius, Savi e Salé. Quindi, se ho fame, ci sono anche dei validissimi motivi).
Dopo che anche io mi sono rifocillata seguiamo lo stesso percorso dell'andata (che comporta una risalita di circa 200 metri) fino all'auto.
A dire il vero, poco prima dell'auto io abbandono il sentiero perchè vorrei raggiungere anche la vetta del Monte Ruissas (mt 2508) che si trova proprio sopra l'auto.
Raggiungo il crinale e lo seguo in direzione della vetta.
Quando mi trovo a circa 30 metri lineari dalla stessa, la crestina che sto seguendo si fa un pò più esile e un pò più "rocciosa" ma decisamente friabile.
Provo un paio di appigli e mi rimangono entrambi in mano.
Normalmente credo che proseguirei ma ora ...ora no...
Probabilmente sono un pò stanca, ho tantissima sete e dentro di me sento una voce che mi suggerisce di lasciare perdere.
Mi capita raramente ma quando succede ....devo rinunciare...
Ritorno sui miei passi, mi godo un bel panorama su Rocca la Meja e .....mestamente rientro all'auto (intanto qui ci torniamo e avrò sicuramente l'occasione di cercare una strada migliore....)
Mercoledì 21 settembre- Monte Oserot (mt 2861)
Premettiamo che con il Monte Oserot abbiamo un piccolo conto in sospeso in quanto avevamo provato a salirci lo scorso anno dalla Valle Maira ma non avevamo trovato la strada (questo perché non avevamo letto la relazione con la dovuta attenzione).
Inoltre, io personalmente ne ho un po’ di timore in quanto, proprio lo scorso anno, mi sono trovata pochi metri di distanza da una scarica di pietre che mi aveva procurato parecchia ansia.
Infatti, avevamo provato a rintracciare un canalino che origina nelle vicinanze del Colle Oserot e, quando l’avevo trovato, quello mi aveva salutata con una poderosa scarica di pietre.
Quindi l’obiettivo vetta questa volta è veramente preponderante.
Lasciamo l’auto a Bersezio poco prima del bivio per Ferriere.
Ci inoltriamo nel paese transitando davanti al municipio e alla chiesa e oltrepassiamo l’ultimo condominio (che si trova, per l’appunto, in Via Oserot).
Qui inizia il sentiero segnalato (la palina reca l’indicazione “Bassa di Terrarossa”).
Il sentiero va ad innestarsi in una carrareccia che ha origine poco dopo il centro abitato di Bersezio.
Si segue la carrareccia fino ad incontrare, sulla propria destra, un sentiero che sale nel bosco.
Il sentiero è molto, molto evidente e, però, è segnalato solo da due grossi ometti e non anche da una palina che, a mio modo di vedere, sarebbe quanto mai utile.
Il sentiero sale ripido nel lariceto che si sviluppa alla base della Testa dell’Iretta.
Esso prende quota molto rapidamente.
Quando usciamo definitivamente dal bosco, ci troviamo in un ampio ripiano prativo che ospita numerose costruzioni militari.
Con gli ultimi ripidi tornanti ci consente di raggiungere la Bassa di Terrarossa, dove origina una rotabile ex militare che conduce al Colle Oserot o, alternativamente, al Passo di Rocca Brancia.
Noi non dobbiamo raggiungere nessuno dei due colli.
Seguiamo per un lungo tratto la rotabile fino a che, sulla nostra sinistra, non si stacca un sentierino contrassegnato da ometti.
La presenza del sentiero è segnalata da un enorme segnale di pietre che ostruisce la rotabile militare oltre che dalla scritta – non troppo evidente- “Monte Oserot” su di un sasso.
Il sentierino risale alcuni prati ed è ottimamente segnalato da ometti oltre che da tacche di vernice.
Poi volge a destra e si inerpica lungo il ripido versante sud- est della montagna.
Esso sale con frequenti e ripidissimo tornanti fino a raggiungere- con un traverso a destra- il punto di arrivo del canalino che sale dalle vicinanze del Colle Oserot.
La salita non è lunga ma si rivela piuttosto faticosa.
Il punto di arrivo di tale canalino è contrassegnato da un ben visibile ometto di pietre.
Si prosegue ora a sinistra, sempre in salita ma con una pendenza un po’ più lieve.
Si raggiunge un pietrone che ostruisce il sentiero e che deve essere superato sulla sinistra.
Ci troviamo sullo spartiacque Stura – Maira.
Il sentiero prosegue lungo lo spartiacque e consente di raggiungere senza difficoltà la bella vetta del Monte Oserot.
Per scendere a valle decidiamo di fare un anello che ci permetterà di transitare anche nei pressi del Lago Oserot, che dalla vetta è ben visibile.
Riguadagniamo la rotabile militare e la seguiamo non verso la Bassa di Terrarossa (da dove siamo venuti) ma verso il Colle Oserot.
Prima di raggiungere il Colle, incontriamo la GTA che scende in Valle Stura.
E’ questo il sentiero che dobbiamo seguire.
Facciamo una bella sosta sul Lago Oserot dove abbiamo anche modo di mettere i piedi …a mollo.
A dire la verità, a causa del fondo argilloso, più che di un pediluvio …si tratta di fanghi….
Però …..ci godiamo ugualmente il momento di assoluta solitudine e relax.
Riprendiamo a scendere in direzione della Valle Stura. A dire la verità questo anello non ci sta entusiasmando molto.
Raggiungiamo i ruderi del paese di Servagno.
Secondo la cartina, qui dovremmo abbandonare la GTA (perché se no finiamo a Pontebernardo) e trovare un sentiero per Bersezio.
Naturalmente si tratta di un sentiero secondario di non facilissima individuazione.
Per chi volesse fare lo stesso percorso, il suggerimento è di proseguire verso Bersezio anche seguendo tracce di animali e non rimanendo troppo in alto.
Alla lunga il sentiero si trova ed è anche abbastanza pulito e ben segnalato.
Esso si innesta nella strada circa 500-600 metri prima dell’abitato di Bersezio e dell’auto.
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